ALLA SCOPERTA DEI CULURGIONIS D’OGLIASTRA
Chi mi segue nel blog sa bene quanto ami e apprezzi la
tradizione dell’arte culinaria sarda. Solitamente mi occupo della tradizione
dei dolci sardi, nella quale ritrovo tutta l’arte creativa e inventiva delle
drucceras che ci hanno tramandato i dolci più belli e buoni
che oggi costituiscono un vanto per la Sardegna. Questa volta, invece, sono
andata alla scoperta di una particolare specialità culinaria che è diventata
rappresentativa della Sardegna, un gioiello sardo che affascina e stupisce: i
culurgionis d’Ogliastra.
Mio figlio ha mangiato i culurgionis in Ogliastra e ne è
rimasto incantato. Mi ha chiesto se sapessi prepararli e in me è scattata la
“curiosità/sfida”, caratteristiche che mi appartengono. Nel nostro Campidano per tradizione
prepariamo i “cruguxionis de arrescottu”, i ravioli di ricotta con l’ottima
ricotta ovina dei nostri pascoli e lo zafferano , e sono sicuramente un piatto
di alta gastronomia sarda. Ma questo è un altro discorso.
I culurgionis non li ho mai fatti e mai mangiati, chiedo
venia per possibili imprecisioni che la poca esperienza può causare. Ho
studiato, mi sono documentata e ho approfondito l’argomento partendo proprio
dalla teoria, alla fine la messa in pratica della ricetta e dei consigli (o
“segreti” come vengono definiti dalle “zie esperte” che bisogna carpire da
racconti e video) ha determinato la riuscita del progetto, il raggiungimento
dell’obiettivo (deformazione professionale?! Forse.) Mangiati e considerati
buoni come quelli ogliastrini. Soddisfazione!!
Ormai è un prodotto che è uscito dai confini della regione
Ogliastrina, tant’è che lo vediamo negli scaffali dei supermercati
in tutta la Sardegna ed è diventato un simbolo culinario tipico della cucina
sarda.
I
culurgionis hanno ottenuto, recentemete, un grande riconoscimento ufficiale: il
Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, in accordo con la
Regione Autonoma della Sardegna ha espresso parere favorevole alla richiesta di
registrazione come IGP del nome “Culurgionis d’Ogliastra” e al disciplinare di
produzione. Vi propongo un interessante
estratto del disciplinare che trovate integralmente QUI:
“.....art. 6 - LEGAME CON L’AMBIENTE
L’economia agricola e pastorale ha condizionato ogni aspetto di vita sociale e di sviluppo della Sardegna, influenzando anche le tradizioni gastronomiche tipiche nei diversi territori. La spiccata vocazione cerealicola, ha fatto sì che nell’Isola si sviluppasse una tradizione di produzione di pane e paste fresche e secche senza uguali. Le tipologie di pasta prodotte in Sardegna sono in numero considerevole, le varietà cambiano da zona a zona in relazione alle materie prime adoperate, alla foggiatura data, alla ricorrenza per cui si effettua la preparazione.
Nonostante questo grande patrimonio gastronomico, si è tuttavia concordi nell’asserire che i Culurgionis d'Ogliastra siano senza dubbio una delle paste più caratteristiche e geograficamente individuabili. Vengono infatti prodotti in un’area circoscritta alla sola Ogliastra e a qualche comune limitrofo. È in questa zona che la ricetta ed anche la sua forma si sono originate, legandosi in modo inscindibile al territorio stesso.
La particolare configurazione territoriale dell’area geografica di produzione che ha influito sul suo millenario isolamento ha infatti permesso di tramandare e conservare nel tempo la ricetta autentica, senza influenze esterne, rendendo i Culurgionis d'Ogliastra un prodotto tipico e specifico. I Culurgionis d'Ogliastra nascono come un piatto povero, proprio della cultura agropastorale, pertanto il ripieno è stato adeguato alla disponibilità di materie prime della zona. Le patate, essendo facilmente coltivabili, rappresentavano sicuramente una risorsa alimentare di cui tutti indistintamente potevano disporre. Per arricchirne il gusto esse venivano insaporite con formaggio salato, grasso animale e/o vegetale e con l’aggiunta eventuale di aglio e/o basilico e/o menta e/o cipolle e formaggi tra cui, nella stagione estiva, il casu axedu.
Questi ingredienti utilizzati in un’unica miscela come ripieno sono, per tradizione ormai consolidata da decenni, usati per farcire i Culurgionis d’Ogliastra.
L’elemento che maggiormente lega il prodotto al territorio è la chiusura a “spighetta”. Questo particolare modo di chiudere la pasta è originario di questa zona della Sardegna e per tradizione viene fatto rigorosamente a mano. Questa particolare chiusura richiede precisione e doti di grande abilità; il risultato ricorda un punto di cucito o ricamo poiché la pasta, per sigillare il ripieno del prodotto, viene alternativamente chiusa prima a sinistra e quindi a destra tradizionalmente e solo da abili mani femminili. La produzione di questa pasta, oltre alla sua importanza per il valore alimentare e nutritivo, è legata a funzioni sacre, simboliche e cerimoniali. L’origine dei Culurgionis d'Ogliastra sembra legata ad antichissimi riti agricoli che molti popoli del Mediterraneo facevano in onore della Grande Madre. Alla Grande Madre, così come ad altre divinità femminili, erano attribuite funzioni di protezione della fertilità. Era la Grande Madre a dare vita al grano, indispensabile per il sostentamento materiale delle popolazioni. I Culurgionis d'Ogliastra, con la loro forma a fagottino racchiudente un ripieno (quasi ad emulare una maternità) e la caratteristica chiusura che riporta fedelmente una spiga, potrebbero avere origine da questi riti primitivi di ringraziamento per la fertilità dei suoli che producevano il grano necessario per la vita o per evocare la particolare propensione dei suoli sardi alla coltivazione del grano. L’arte della produzione dei Culurgionis d'Ogliastra è stata tramandata da madre in figlia e da generazioni, e oggi questa singolare pasta viene prodotta secondo una tecnica pressoché immutata. Le proprietà e le caratteristiche qualitative dei Culurgionis d'Ogliastra sono pertanto riconducibili alla sua origine locale, nonché alla conservazione del processo produttivo ……”
Da tutto ciò abbiamo appurato che
si tratta di un formato di pasta ripiena preparato a mano farcito con un
ripieno a base di patate, pecorino e menta. Nasce come piatto povero della
cultura agro-pastorale della zona. La caratteristica chiusura dei culurgionis effettuata pizzicando i bordi con le dita, fatta
rigorosamente a mano, ricorda quella di una spiga e viene chiamata “a
spighitta” e la sua forma a goccia, riprende quella di un chicco di grano.
Occasione di consumo tradizionalmente era quella del raccolto come
ringraziamento o di propiziatore per una nuova buona annata agraria a fine
agosto.
“Il calendario sardo, come molti altri di derivazione agricola e legati al ciclo dei lavori nei campi, cominciava a Settembre. Settembre in Lingua Sarda è chiamato in modo simile in tutte le varianti Cabudanni, Cabidanni e Cabudanne: tale termine deriva appunto dal latino caput anni, ovvero inizio dell’anno.” http://guide.supereva.it/lingua_sarda/interventi/2010/12/il-calendario-sardo
In molti paesi
dell’Ogliastra non sono considerati come un “semplice alimento ma un dono
prezioso, segno di stima, di rispetto e di amicizia”.
Dopo aver portato alla luce queste informazioni affascinanti, ho deciso di
dedicarmi alla ricetta, determinata a riprodurli per onorarne il significato
simbolico e la bellezza che nasconde e infonde. Io continuo a essere una
nostalgica della tradizione, la tradizione mi attrae, mi intriga, mi
chiama.....non posso farci niente!. Penso che nella tradizione, nella
conoscenza della tecnica produttiva del passato ci sia tutta l’intelligenza e
l’astuzia che occorre per vivere il presente e per creare il futuro.
La ricetta deve
essere quella più tradizionale possibile legata ai prodotti del
territorio dell’Ogliastra dove si trova certamente un formaggio pecorino di
ottima qualità e la patata degli orti, molte volte ricavati nelle stesse montagne
ogliastrine che disegnano un paesaggio unico e incantevole.
CULURGIONES D’OGLIASTRA
INGREDIENTI PER IL
RIPIENO
1 Kg.
di patate di montagna
100
gr di pecorino stagionato
300
gr di pecorino fresco – oppure Casu Axedu o Viscidu (un formaggio freschissimo
e leggermente acidulo) oppure Casu 'e fittas (lo stesso formaggio, asciugato su
una stuoia di canne per 48 ore e conservato in salamoia)
3
spicchi d'aglio
20 foglie
di menta
Mezzo
bicchiere scarso di olio extravergine d’oliva – oppure 2 cucchiai di strutto
sale
INGREDIENTI PER LA PASTA
600
gr di semola di grano duro anche rimacinata possibilmente grano sardo Senatore Capelli
4
cucchiai di olio extravergine d’oliva oppure 25 gr di strutto
270
ml circa di acqua appena tiepida
Sale
PREPARAZIONE DEL RIPIENO
Vi consiglio di prepararlo la
sera prima di fare i culurgionis e di lasciarlo riposare in frigo tutta la
notte affinché il tutto si insaporisca.
Per prima cosa lessare le patate con
la buccia in abbondante acqua leggermente salata. Estraetele appena cotte,
pelatele e schiacciatele solo quando saranno tiepide, raccoglietele in una
terrina. Grattugiate i formaggi. Scaldate il mezzo bicchiere d’olio con l’aglio
schiacciato facendolo soffriggere pochissimo senza farlo dorare. Volendo si può
preparare l’olio aromatizzato all’aglio anche il giorno prima di preparare
il ripieno, si schiacciano gli spicchi di aglio e si lasciano in infusione
nell’olio fino al momento di usarlo. Nella terrina delle patate dopo aver versare
l’olio privato dell’aglio, unire il formaggio grattugiato e il sale che
necessita (assaggiate e verificate). Infine aggiungere la menta sminuzzata in
quantità determinata dal vostro gusto, circa 15/20 foglie. Impastare il
composto in modo che tutti i sapori si fondano. Coprire con un foglio di
pellicola e conservare in frigo.
PREPARAZIONE DELLA PASTA E CONFEZIONAMENTO
Impastare la semola rimacinata
con i 4 cucchiai di olio extravergine d’oliva, il sale e un po’ d’acqua
leggermente tiepida. Lavorare energicamente
a lungo fino ad ottenere un panetto
liscio ed elastico ma non troppo morbido (l’acqua può non servire tutta)
avvolgerlo in un foglio di pellicola e lasciarlo riposare per circa 30 minuti a
temperatura ambiente. Stendere porzioni
di pasta con la sfogliatrice ad uno spessore di un paio di millimetri (al
penultimo grado di chiusura dei rulli).
Con un coppapasta di circa 8 cm
ricavare dei cerchi sui quali distribuire una noce di ripieno e procedere alla tipica chiusura a spiga. Tenere nella mano sinistra
la sfoglia con sopra il ripieno e con il pollice e l'indice della mano destra
unire i lembi della pasta originando sa spighitta. Piegare in due la sfoglia
verso il centro e pizzicare i lembi di pasta alternativamente. Portare
il primo pizzico di lato e continuare a pizzicare a destra e a sinistra fino ad
ottenere un fagottino sigillato dai pizzichi che formeranno la spiga lungo
tutto il culurgione. Riempire abbastanza il culurgione con il ripieno in modo che quando si sigilla
non rimanga aria al suo interno. E’ importante stendere la pasta poco alla
volta e mantenerla sempre coperta affinché l’aria non la faccia seccare,
verrebbe compromessa la buona riuscita dell’operazione di chiusura.
LA COTTURA E IL CONDIMENTO
Portare ad ebollizione una capace
pentola d’acqua, salare e tuffarvi i culurgiones pochi alla volta, aspettare che vengano a galla e fateli cuoce un paio di
minuti prima di scolarli.
Disporre
su un piatto in numero dispari (solitamente una porzione è rappresentata da 7
culurgionis) condire con un semplice sugo di pomodoro al basilico e spolverare con
il pecorino stagionato grattugiato.
In
alternativa, condire con salvia, burro fuso ed abbondante pecorino stagionato
grattugiato.
Ciao carissime (non so mai a chi mi rivolgo delle due), come ho visto la foto del vostro post sono venuta a leggere e sinceramente mi è scappato da ridere leggendo che era la prima volta che li facevate (chi delle due?). Stavolta vi ho battute, io li ho imparati da una zia di mio marito che viveva a Gairo (non ricordo però esattamente dove fosse nata) e riesco a chiuderli bene come voi. Li adoro!! Vi abbraccio con affetto, a presto
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