Le pastine reali o "is pastissus" sono dolcetti deliziosi alle mandorle che
vantano un’antica tradizione dolciaria sarda e sono diffusi in tutta l’isola.
Ogni zona della Sardegna, ogni paese e ogni famiglia ha la sua ricetta
personale e questa diffusione ha reso vario e diverso anche il nome nonché le dosi degli ingredienti. Generalmente
sono noti col nome di Pastissus, così li
troviamo a Quartu S.Elena e nell’interland di Cagliari ; nel Campidano sono conosciuti come Pastine
reali o Pastine della sposa; ad Oristano
sono famose le Capigliettas; a Borore e nell’alto Oristanese sono conosciute
come Timballinas; ad Ozieri hanno un nome curioso: Copulettas anche se alcune versioni
sono sostanzialmente diverse dai Pastissus in quanto vengono fatte con due
cerchi di pasta che racchiudono il
ripieno.
Dolci di raffinata bellezza grazie
alla decorazione finale eseguita su un leggero strato di glassa con la ghiaccia
reale che disegna fini ricami , venivano preparati da “is drucceras”, donne
esperte, dedite alla preparazione di dolci di grande maestria, alle quali ci si
rivolgeva in occasione di eventi importanti. Dolci quindi cerimoniali, atti a sottolineare
l’eccezionalità dell’evento che meritava una simile bontà: matrimoni
solitamente, ma anche battesimi, prime comunioni e cresime. Nel mio paese si usava chiamarli anche
“pastine della sposa” e venivano preparate come buon auspicio per i matrimoni.
Il prezioso dolcetto si fa notare per la sua eleganza
, che da semplice dolce diventa gioiello grazie alle sue tipiche
decorazioni arricchite da “s’indoru”
l’applicazione fine e accurata della foglia oro, e ancora per la sua bontà: un cestinetto di una sottilissima
sfoglia di “pasta violada” che racchiude in se un cuore tenero alle mandorle,
il tutto ricoperto da una glassa di zucchero “sa cappa” profumata all’acqua di
fior d’arancio.
Da ragazzina mi capitò di mangiare is
capiglettas ad Oristano preparate dalle
suore di clausura con una ricetta segreta, erano di una bontà divina, me ne
innamorai a primo assaggio. Ecco perché mi sono inoltrata nella ricerca per
scoprirne tutte le caratteristiche della ricetta e della tradizione che esse conservano.
Il mio desiderio era quello di poterli
realizzare per gustarli e per decorarli. Non possedendo una ricetta di famiglia
sono andata in giro per il paese a cercarla e mi sono resa conto che da noi la
preparazione di questo dolce è in disuso se mai è stata diffusamente
utilizzata.
Le
pastine reali non fanno più parte della tradizione di Gonnos, forse per il loro elaborato processo di
preparazione o forse perché non ci si preoccupa di perseguire le tradizioni.
Che peccato! Mi auguro che le vecchie ricette, conservate nei cassetti, vengano
rispolverate e proposte ai giovani che hanno il diritto di conoscerle, di
rivalutarle e di conservarle a loro volta per formare e arricchire quel
patrimonio che chiamiamo “Tradizione”.
Allo stesso modo mi auguro che vengano
preservati e rivalutati i prodotti nobili del nostro territorio: il grano duro
coltivato nella pianura del Campidano, uno dei quali era rinomato per le sue
eccelse qualità: quello “Capelli” ; la signora mandorla, è questa la regina
della tradizionale pasticceria sarda: facile da reperire - tutte le famiglie
possedevano qualche pianta di mandorla - oggi invece i mandorleti sono sempre
più rari; ingrediente versatile che si
presta a una miriade di preparazioni, la troviamo presente in quasi tutti i
dolci ; il miele; l’uva delle nostre vigne usata nella forma passita o come
mosto cotto “la sapa”; la ricotta prodotta dall’allevamento delle pecore. Questi
prodotti cresciuti nella stessa terra, nella stessa valle ai piedi del Linas, cullati
dallo stesso vento, si sono dissetati dalla stessa acqua, quella discesa dai
ruscelli e dalle sorgenti del Linas e in questo magico connubio si uniscono e
si amalgamano per creare armonia e piacere per i nostri sensi.
I dolci
sardi in genere coinvolgono tutti i sensi in un valzer di piacere che
stordisce: il gusto sollecitato dai sapori vivi dei prodotti della terra, la
vista rallegrata dai colori tenui e morbidi e dai decori della maestria
artigiana, il tatto che tocca le varie consistenze armoniosamente accostate e
l’olfatto che si inebria degli aromi e dei
profumi donati con generosità dalla nostra madre natura. Questa è ricchezza; è
un inaspettato dono della natura elaborata dalla sapienza dell’uomo che non dobbiamo dissipare.
Alla fine della mia ricerca in loco e sul
web ho provato a fare le Pastine reali,
il risultato è stato sorprendentemente accettabile, al di là delle mie
aspettative: gusto squisito, sfoglia friabile, ripieno goloso , aspetto decente.
Insomma se le nostre nonne le preparavano per le spose un motivo ci sarà stato….erano degne di una
principessa.
Per realizzare le pastine reali o Pastissus
occorrono gli stampini in latta “is mollus poi is pastissus”, erano realizzati da “su lioneri” il lattoniere. Oggi
si trovano facilmente nei negozi di attrezzature per la pasticceria o nelle
bancarelle dei mercatini. Ne occorrono tanti, alcune drucceras ne possiedono
più di 100, sono di forme diverse: tondi, ovali, a forma di foglia, di cuore e
romboidali. Per la dose della ricetta che vi propongo sono necessarie circa 55
formine da disporre su più placche da forno.
PREPARAZIONE DELLE PASTINE REALI O PASTISSUS
PER LA SFOGLIA “su pillu” –
In realtà il nome esatto sarebbe “pasta
violata”
·
350 gr. di farina o granito o
rimacinato di semola
·
65 gr. di strutto (o burro)
·
2 cucchiaini di zucchero
·
Poca acqua
Impastare la farina con lo strutto ( o il
burro) e aggiungere poca acqua nella quale si sarà sciolto lo zucchero. Lavorare
fino a renderla liscia e compatta come quella per la pasta fatta in casa. Lasciarla riposare per mezz’ora avvolta nella pellicola.
Intanto, utilizzando un pennello, ungere tutte
le formine con un velo di strutto o burro fuso.
Con la sfogliatrice stendere delle sfoglie
sottilissime di pasta e con un coppa pasta ricavarne dei cerchi da posizionare
sulle formine. Foderare is mollus facendo aderire bene la pasta alle pareti, la
pasta che risulta in eccesso si taglia con una pressione delle dita sui bordi
delle formine.
Posizionare le formine così rivestite in una
placca da forno.
PER IL RIPIENO “su preimentu”
·
300 gr. di farina di mandorle
·
260 grammi di zucchero
·
6 uova
·
la scorza di un limone grattugiato
·
2 cucchiaini di lievito
·
1 bicchierino di liquore (tipo sambuca
– la ricetta tradizionale vorrebbe l’essenza di anice mistrà)
Separare l’albume dai tuorli. Con le fruste
elettriche montare gli albumi a lungo
con 1/3 dello zucchero, fino ad ottenere
una neve ben soda “sa fiocca”. Sempre con le fruste montare i tuorli con il
resto dello zucchero, fino ad avere una crema densa e chiara. Incorporare a
questa crema la farina di mandorle, il liquore, il limone e le chiare montate a neve, e per ultimo il
lievito.
Riempire con questo impasto per ¾ le formine e
infornarle in forno a 170° per 20 minuti circa fino a che saranno leggermente
dorate in superficie.
PER LA GLASSA “sa cappa”
Glassa 1^ versione
- 200 gr. di zucchero semolato
- 100 gr. di acqua
- 250 gr. di zucchero a velo
- 1 cucchiaio di acqua fior d’arancio
- 1/2 cucchiaio di succo di limone
Mettere sul fuoco l’acqua con lo zucchero
semolato. Far cuocere fino al raggiungimento dei 107°, fare la prova prendendo
una goccia di sciroppo tra i polpastrelli: se si appiccicano formando un
leggero filo è pronto. Levare dal fuoco
e versare questo sciroppo sullo zucchero a velo con un cucchiaio di acqua fior
d’arancio. Lavorare il composto, verrà una cremina bianca con la quale coprire
le pastine. Aiutarsi con un pennello e ricoprirle uniformemente. Lasciar
asciugare tutta la notte.
Questa glassa viene chiamata “sciroppu a mesu
puntu” ma a Gonnos viene usata anche
un’altra glassa che è questa:
Glassa 2^ versione
·
2 albumi d’uovo
·
250 gr. di zucchero a velo
·
Qualche goccia di limone
Lavorare gli albumi con lo zucchero a velo e
le gocce di limone con le fruste elettriche a velocità bassa, fino a che
diventa una crema bianca e soffice.
Glassare con questa cremina le pastine
aggiungendo gocce di limone se necessario per renderla fluida quanto basta per
poterla distribuire uniformemente sulla loro superficie. Lasciar asciugare
tutta la notte.
Glassa 3^ versione
Diluire circa 250 gr. di zucchero a velo con
acqua fior d’arancio o con liquore a vostro piacere in quantità sufficiente perché
diventi una cremina molto fluida. Con questa si ricoprono le pastine in modo
uniforme e si lasciano asciugare.
Le pastine sono pronte per la decorazione,
fase divertente e creativa. Le “drucceras”, le ragazze e le mamme, parenti,
comari o semplicemente amiche e vicine di casa, si riunivano in occasione di
grandi eventi e festività per preparare i dolci occorrenti. Per i matrimoni,
battesimi, cresime, fidanzamenti e ogni ricorrenza religiosa era uso lavorare
assieme per dividere la fatica e per creare condivisione e socializzazione. Il
più delle volte si usava il forno a legna magari dopo una bella infornata di
pane fragrante e il gusto dei dolci veniva esaltato in modo sublime. Le ragazze
tra una risata e l’altra imparavano a decorare le pastine con ricami in
ghiaccia e noi possiamo immaginare con quale maestria e creatività. Ai giorni
nostri possiamo provarci ma certamente l’abilità che loro acquisirono è
impareggiabile.
PER LA DECORAZIONE : ghiaccia reale
·
30 gr. di albume
·
180 gr. di zucchero a velo
·
7 gocce di limone
Lavorare l’albume
con le gocce di limone e 2/3 dello zucchero, anche con le fruste elettriche a
bassissima velocità per circa 8/10 minuti. Si ottiene una crema bianca e
soffice, a questo punto aggiungere il resto dello zucchero e lavorare ancora
per qualche minuto. Coprire subito la superficie della ghiaccia con della pellicola.
Si utilizza un
pochino di ghiaccia in un conetto di carta forno e si decora la pastina con
motivi floreali o fitoformi e geometrici. Per chi ha pratica di ricamo,
l’arricchimento con i decori in ghiaccia diventa facile in quanto lo si può
considerare un vero e proprio ricamo artistico.
Con la pasta di zucchero o di gomma “pasta in croza”, si possono creare minuscole roselline e
diversi fiorellini, foglie e uccellini che andranno ad abbellire ulteriormente
le pastine.
Ritengo che le
roselline in ghiaccia siano ancora più appropriate.
A completamento
di tutto ciò veniva usato “s’indoru”: una pratica d’uso della foglia oro che
impreziosiva ulteriormente qualcosa di già bello. La raffinatezza di questa
utilizzazione di minuscoli ritagli di un foglietto d’oro puro, rende questi
dolci dei gioielli preziosi.
Care ragazze
sentiamoci tutte “drucceras” e con le nostre amiche torniamo a vivere dei
momenti di spensieratezza e allegria che la produzione dei dolci in
condivisione e in armonia, può offrire!
queste sopra sono coperte con "sciroppu a mesu puntu" ma devo migliorarlo ancora, il risultato non mi soddisfa completamente. |
queste sono coperte con la glassa della 2^ versione |
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Questi dolcetti sono fantastici e la storia che c'è dietro è bellissima. Quante cose sapevano fare le nostre nonne. Delle tre varianti, tu quale glassa di copertura hai usato?
RispondiEliminaCiao Grazia, sono contenta che la ricetta ti piaccia.
RispondiEliminaCome potrai leggere nelle ultime due foto ho utilizzato la prima glassa con risultato non troppo soddisfacente, la devo perfezionare, ma è difficile quando la devi imparare da sola!. Ho utilizzato anche la seconda variante, che sarebbe una ghiaccia reale, è bella da vedere ma come gusto preferisco la prima.
Che spettacolo questi dolcetti, sono bellissimi e che perfezione!!!
RispondiEliminaComplimenti, hai due manine d'oro!!!
complimenti è una bellissima ricetta io le ho fatte da poco ma questa mi piace di piu grazie di cuore 👏👏👏👏
RispondiEliminabuone e belle
RispondiEliminagrazie Lorena, Unknown e Holly, gentilissime.
RispondiEliminaVorrei sapere quanti pastissus escono con queste dosi grazie
RispondiEliminaQuesta dose permette di farne circa 40.
RispondiEliminaCiao! dove posso trovare le formine?? On line non riesco a trovare niente
RispondiEliminaguarda in questo link e ce ne sono tante altre https://it.aliexpress.com/item/1005001564747576.html?spm=a2g0o.cart.0.0.93493c00oBtpjV&mp=1&gatewayAdapt=glo2ita
EliminaLe formine le ho comprate in una bancarella al mercato, se le trovo online in qualche sito te lo comunico, devo fare una ricerca.
RispondiEliminaCiao! Vi ho mandato una mail per proporvi una collaborazione :)
RispondiEliminaSono deicapolavorifantastici solo da guardare figuriamoci da gustare. 👍👍
RispondiEliminache splendore,che bontà....e che bravura!Complimentoni
RispondiEliminaBravissime e grazie di cuore per la ricetta...!
RispondiEliminaSono bellissimi volevo prepararli per il battesimo del mio bambino
RispondiEliminaMa vengono ricoperte tutte di glassa?oppure la parte della sfoglia resta senza?quanti giorni prima posso prepararli?grazie in anticipo
con la glassa vengono ricoperti solo nella parte superiore, la sfoglia che funziona da contenitore resta naturale senza glassa. Preparali con qualche giorno di anticipo, io ho sempre bisogno di tempo per decorarli e quando c'è un battesimo in vista le cose da fare sono tantissime, auguroni e tanta felicità per il tuo bimbo e scusa se ho risposto in ritardo ma ho visto il commento solo oggi. a presto.
RispondiEliminaTi chiedo gentilmente è possibile prepararli 1 settimana prima della prima comunione grazie aspetto risposta
RispondiEliminaPer provarli si può dimezzare le dosi? Ad esempio una decina
RispondiEliminaPer provarli si può dimezzare le dosi? Ad esempio una decina
RispondiEliminaper provarli puoi sicuramente dimezzare la dose di tutti gli ingredienti.
EliminaBuongiorno ti vorei chiedere se si possono mettere nel frizer aspetto una tua risposta grazie
RispondiEliminasi possono conservare anche nel freezer ma a me non è ancora capitato che me ne avanzi qualcuno, non ho avuto ancora l'esigenza ma è quello che farei avendone in più.
EliminaBravissima
RispondiEliminaChe bontà sublimi i miei preferiti
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