Vi racconto una ricetta
CIAMBELLONE DI Gonnos
Siamo negli
anni settanta. Io adolescente , in quel periodo non potevo contare su internet: non esisteva. L’unico modo per conoscere le
migliori ricette era quello della tradizione tramandata da nonna a mamma a
figlia. Solo poche persone generose e non gelose regalavano qualche consiglio
ad estranei e questo era eccezionale. Avevo la fortuna di avere come vicine di casa zia
Barbara e zia Anniva. Sono state per me delle maestre e zia Anniva, che ho
conosciuto più a lungo, anche una grande amica. Già da allora sentivo un’attrazione
verso la pasticceria che in quel periodo mancava di informazione e soprattutto di
mezzi. Oggi abbiamo a disposizione tutte le ricette possibili e immaginabili,
anche quelle originali in lingua straniera e quelle della tradizione di tutti i
paesi del mondo: a Google nulla è nascosto, lui ci rivela tutti i segreti. Grazie a Dio oggi abbiamo anche più capacità finanziarie per provare e creare.
Zia Barbara che
non era mia zia, ma da noi era abitudine chiamare le persone adulte con
rispetto “zia” o “zio”, in sostituzione praticamente di signora e di signore,
era appunto una vicina di casa che conoscevo da sempre. Era una donna austera,
la ricordo tutta vestita di nero, con la gonna lunga plissettata, come esigeva
il vecchio abito di Gonnos. Mi incuteva un po’ di timore , era alta e fiera nel
suo portamento.
Un giorno
invitò mamma e me a casa sua per realizzare con lei la ricetta di un dolce molto
importante. Era la vigilia di Pasqua e
si usava preparare il ciambellone proprio in quell’occasione, oggi si prepara
in qualsiasi periodo dell’anno data la sua bontà. L’aspirazione di zia Barbara era quella di
tramandare a me la sua conoscenza, non aveva figli e scelse me per chissà quale
motivo, io mi sentii molto onorata. A mia mamma toccò un ruolo di osservatrice,
ma ci siamo sempre divertite insieme a
fare anche questo dolce. Con mamma ogni
occasione era una meravigliosa collaborazione in complicità: bei tempi!
Zia Barbara
mi fece trovare sul suo tavolo gli INGREDIENTI pronti per l’uso:
6 UOVA
450 GR. DI
ZUCCHERO
720 GR. DI
FARINA 00
1 LIMONE NON
TRATTATO
300 GR. DI
BURRO
UN BICCHIERE
DI LATTE
2 BUSTINE DI
LIEVITO BERTOLINI
450 GR DI
UVA PASSA
200 GR. DI MANDORLE
PULITE E TAGLIATE A STRISCIOLINE
UN PUGNO DI
PINOLI
Mi fa lavare
accuratamente il limone e lo grattugio. In un padellino taglio a pezzetti il burro e lo metto sul fuoco basso a fondere.
Passo la farina attraverso un setaccio. L’uvetta
la controllo , la privo di tutte le impurità e la lavo con dell’acqua in modo che si riprenda . La sistemo ad asciugare
su un panno .
Con queste dosi si ottiene una quantità da cuocere in una tortiera per ciambella larga 30 cm o in due piccole da 22 cm sempre per ciambella. Mi fa imburrare accuratamente due tortiere e le cospargo
di farina.
Rompo tutte
le uova dentro una grande ciotola, e conservo da parte solo mezzo albume. Alle uova aggiungo
lo zucchero e inizio a montare uova e zucchero con le
fruste elettriche e il cuore a mille. Ogni sua indicazione per me suonava come
un ordine. Ero consapevole
della grande responsabilità di cui mi caricava la mia “ maestra”, la quale riponeva in me tutte le sue migliori
aspettative, nel senso che lei pensava :“io ti insegno la mia ricetta ma tu la
devi compiere ottimamente!”.
Le
fruste montano per 20 minuti (con le fruste moderne possono bastare anche 10 minuti), ora l’impasto si presenta bello gonfio e chiaro.
A questo punto aggiungo la buccia grattugiata del limone, il burro fuso ma
quasi freddo. E’ necessario lavorare ancora per qualche minuto con le fruste
che poi metto da parte e continuo la lavorazione a mano. Verso l’uva passa nel
composto, la incorporo delicatamente per non smontarlo con movimenti lenti ma
decisi. Faccio riscaldare il latte e vi sciolgo dentro le due bustine di
lievito Bertolini. Appena si forma una schiuma la verso nel composto con l’aiuto
di un cucchiaio e così fino all’ultima goccia di latte.
A questo punto devo
versare cucchiaiate di farina, che ho precedentemente passato al setaccio, nell’impasto
e contemporaneamente incorporarle con un altro cucchiaio con movimenti gentili
e veloci in quanto il composto contiene già il lievito. Mi viene il panico e con lo sguardo imploro il suo
aiuto che rifiuta e mi spiega che devo cavarmela da sola perché devo poter fare
questo dolce anche senza l’ausilio di qualcuno: l’"autonomia sarda"! Accidenti dimenticavo! E
così da quel giorno ho sempre osato preparare le mie specialità pur essendo
sola in casa, certo con l’aiuto delle mie sorelle è più facile ma non sempre posso
contare sulla disponibilità altrui.
Vado avanti versando cucchiaio dopo cucchiaio la
farina che poi giro e rimesto con movimenti circolari e costanti onde evitare
il formarsi di grumi. Terminata la farina verso l’impasto nelle teglie
dividendolo equamente. Verso metà dell’albume tenuto da parte su ciascuna
tortiera e con un cucchiaio rendo liscia la superficie.
Spolvero la superficie
con uno strato di zucchero ( così si creerà una squisita crosticina) e divido, distribuendole sopra lo zucchero, le
listarelle di mandorle e i pinoli.
Inforno le due teglie a temperatura 180° per
un’oretta circa. Dopo mezz’ora mi fa coprire la superficie con un cerchio di
carta forno per evitare che si cuocia troppo.
Alla fine
vennero fuori due ciambelloni meravigliosi, dorati e fragranti degni di un
esperto pasticcere . Il mio impegno fu premiato con uno di quei ciambelloni che
mi portai a casa con grande orgoglio.
Il segreto
per la buona riuscita di questa ricetta è l’organizzazione: vi consiglio di
preparare tutti gli ingredienti e gli attrezzi in anticipo in modo da avere
tutto a portata di mano nel momento giusto. Vedrete che sarà semplice e
divertente e otterrete un ottimo risultato con un minimo di fatica. Ve lo dice
una ragazzina di 14 anni che visse un pomeriggio indimenticabile di grandi emozioni.
BUONA PASQUA!
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